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Cosa è il denaro

Cosa è il denaro? La migliore risposta alla domanda è stata fornita dall'economista austriaco Ludwig von Mises nel 1912. Nel suo libro, Teoria della Moneta e dei Mezzi di Circolazione Mises ha fornito una risposta usando solo sette parole: "il denaro è la merce più commerciabile". All'epoca egli poteva avere in mente le monete d'oro e d'argento che circolavano in quei giorni, tuttavia la sua teoria comprendeva indistintamente ogni merce che è stata storicamente utilizzata o che può essere utilizzata come denaro. Definendo il denaro come la merce più commerciabile, Mises aveva integrato coerentemente la teoria monetaria con la teoria economica generale. La teoria monetaria da lui concepita era semplicemente un'estensione della teoria economica dei liberi mercati, che a sua volta si fondava sul diritto alla proprietà privata. L'applicazione di idee sbagliate a cinque categorie analitiche sbagliate (sovranità, autorità, legge, sanzioni e continuità) conduce inevitabilmente a cattive politiche economiche. Vediamo quindi in dettaglio cosa intendo per ciascuna di esse.


  • La sovranità. Come scrisse Mises, i diritti di proprietà costituiscono le fondamenta del denaro. In generale i diritti di proprietà costituiscono le fondamenta legali perché si realizzi qualunque scambio volontario. La nascita e lo sviluppo della moneta, pertanto, è un risultato non pianificato di una moltitudine di decisioni individuali, ciascuna tesa ad aumentare il benessere personale attraverso l'aumento della propria produttività. Vediamo come questo avviene. Nel proprio lavoro, gli individui hanno sempre cercato di specializzarsi in quei settori produttivi dove si rendevano conto di avere un vantaggio competitivo. Questo vantaggio può essere dovuto ad abilità personali o può essere dovuto alla posizione geografica del territorio in cui si vive. Qualunque sia l'origine di questo vantaggio, ciascun individuo cerca di sfruttarlo. Egli si specializza in una particolare attività economica in modo da incrementare la propria produzione di beni o servizi da poter scambiare in futuro con altri individui, a loro volta specializzatisi in altri settori. Mises affermò che il denaro fosse emerso in maniera evolutiva dal baratto. Nelle economie primordiali, ancora caratterizzate dal baratto, accadeva che una particolare merce fosse ricercata perché bella o rara o per un significato religioso. In ogni caso, qualunque fossero le ragioni che spingevano la gente a valorizzarla, essa sembrò adatta a funzionare come mezzo di scambio. In altre parole, qualcuno si rese imprenditorialmenteN conto che, grazie a questa sua proprietà, l'essere cioè particolarmente ricercata, la merce in questione avrebbe potuto essere usata per facilitare gli scambi. Spieghiamo ancora meglio. Ciascun soggetto, invece di dover cercare ogni volta un compratore a cui vendere il bene o servizio in cui tendeva a specializzarsi, avrebbe potuto offrire la sua produzione in cambio di una merce molto desiderata dalla maggior parte dei membri della società. Con l'aumentare del numero di questi scambi, aventi il medesimo comune denominatore, la merce in questione cominciò a guadagnare valore proprio come conseguenza della sua particolare capacità di facilitare il processo volontario di scambio di beni e servizi. Ciò che originariamente era solo una merce stimata per qualche sua particolare caratteristica, veniva sempre più valorizzata perché adatta a servire gli scambi. In poche parole questa merce era diventata mezzo di scambio, cioè denaro. Come teorico ed economista dei liberi mercati, Mises non attribuì quindi l'origine del denaro alla decisione di un'autorità governativa. Non fu un re, o un gruppo di nobili, a decidere che sarebbe stato conveniente utilizzare come denaro una determinata merce. Al contrario, i governanti cominciarono a estendere il controllo sul denaro proprio perché capirono che, attraverso di esso, avrebbero potuto sia aumentare il prelievo di ricchezza dai cittadini, sia effettuarlo con maggiore efficienza. Tassare il reddito monetario della gente piuttosto che la loro produzione in beni reali era infatti molto più semplice ed efficace. Anziché raccogliere centinaia o persino migliaia di merci differenti da riutilizzare successivamente in una qualche maniera direttamente legata al loro uso, era più facile e comodo raccogliere il denaro-merce da spendere successivamente come si preferiva. L'origine del denaro, quindi, non è riconducibile alla Stato, ma fu il denaro stesso a diventare presto uno strumento di espansione statale. Lo Stato si arrogò la sovranità sulla moneta proprio in quanto il controllo diretto sul bene economico più centrale e importante di tutti si dimostrava essere estremamente funzionale alle sue attività. In breve, Mises sostenne che la sovranità originaria del denaro appartenesse all'ordine sociale spontaneo del libero mercato. Qualsiasi reclamo da parte dello Stato per esercitare la sovranità monetaria non si fonda né nella teoria economica né nel diritto. Si fonda nella volontà e nel desiderio del governante di poter estrarre dai propri sudditi la maggior ricchezza possibile nella maniera più efficiente possibile.


  • L'autorità. Mises sosteneva che l'autorità sul denaro derivi dall'autorità degli individui di poter scambiare volontariamente i propri beni e servizi. Esiste infatti una gerarchia di controllo che in ultima analisi si basa sulla proprietà individuale. Qualunque governante è inevitabilmente portato a conquistarsi la totale autorità sugli affari monetari. Attraverso il controllo del sistema monetario, infatti, egli riesce a estendere più facilmente la propria autorità su ogni altro aspetto della vita economica. In breve, esiste una competizione tra mercato, come insieme delle scelte individuali, e Stato, sia per la sovranità del denaro che per l'autorità esercitabile sullo stesso.


  • La legge. La legislazione sul denaro dovrebbe essere inclusa nel diritto privato. E' il diritto privato, ovvero l'insieme di quelle leggi che regolano gli affari privati, che ha portato alla creazione spontanea della moneta. L'ordine legale che ha permesso all'individuo di esercitare il controllo sul proprio lavoro, sui propri beni e sul risultato della combinazione di lavoro e proprietà, è il medesimo ordine legale che ha condotto spontaneamente all'istituzione sociale che chiamiamo denaro. Abbiamo due principi che regolano ogni libero mercato: in primo luogo, domanda e offerta; in secondo luogo, vince chi paga di più. L'ordine monetario emerge come risultato dell'estensione di questi due principi alla società. Questo è il punto centrale di Mises: il sistema monetario è il risultato spontaneo dell'azione umana, non il risultato di un disegno deliberato frutto della pianificazione umana. Ad eccezione della Scuola Austriaca, le altre correnti economiche negano questa evidenza. Sono convinte che debba essere lo Stato a esercitare il controllo sul denaro. Attribuiscono alla Stato una sovranità intrinseca sul denaro, da esercitare con piena autorità legale per un migliore funzionamento del sistema monetario. Ciò implica che le leggi sul denaro debbano appartenere al diritto pubblico, che siano quindi una estensione della legislazione pubblica e in quanto tali estranee al corpo delle leggi che costituiscono il diritto privato e che governano gli scambi economici volontari.


  • Le sanzioni. Quando si infrange la legge lo Stato applica determinate sanzioni. Quali sanzioni si applicano in ambito monetario, cioè nelle transazioni dove è coinvolto l'uso del denaro? Sono due, molto semplici: il profitto e la perdita. Sono queste due sanzioni a governare tutta la sfera economica degli scambi volontari. Così come esse trovano applicazione negli scambi volontari, le sanzioni costituite dal profitto e dalla perdita dovrebbero applicarsi anche nell'ambito della politica monetaria e quindi nell'ambito della teoria monetaria. Tuttavia, ad eccezione della Scuola Austriaca, questa coerenza non si ritrova in nessun'altra scuola di pensiero economico.


  • La continuità. La quinta categoria dell'analisi economica applicata al denaro è quella della continuità. La continuità di ogni proprietà privata costituisce un fattore di cruciale importanza. Facciamoci le seguenti due domande: un individuo ha il diritto di mantenere la proprietà dei suoi beni nel tempo? Gli scambi volontari trasferiscono il possesso della proprietà ad altri individui? Se la risposta è sì in entrambi i casi, allora lo stesso principio della continuità deve valere anche con riguardo al denaro e quindi in ambito monetario. Uno dei fattori cruciali affinché le forme via via assunte dal denaro continuino a funzionare come tali è da ritrovarsi nell'aspettativa di continuità temporale del valore monetario imputato dagli agenti economici. Se un individuo crede che un bene particolare, utilizzato come denaro, in futuro perderà potere d'acquisto, egli tenderà a sbarazzarsi di quel bene per adottarne uno migliore. Il valore di ciascuna unità monetaria abbandonata pertanto scenderà. Nel caso il bene venisse abbandonato da tutti gli agenti economici, il suo valore scenderebbe fino a quello imputato dai consumatori per altri scopi diversi da quello monetario, scopi specifici legati all'utilizzo originario di quel bene. Di fatto questo è accaduto nel secolo scorso, specialmente con riguardo all'argento. L'argento, nel corso di qualche decade, ha perduto qualunque valore monetario. In buona parte, tra il 1980 e il 2000, anche l'oro ha subito la stessa sorte. Il problema, in entrambi i casi, è che tutto ciò non si è verificato spontaneamente ma a causa della legislazione statale. E' molto più probabile che nel prossimo futuro i dubbi sulla continuità del potere d'acquisto riguarderanno i pezzi di carta emessi dalle banche centrali. Le monete d'oro e d'argento invece, che hanno già ripreso a prendere parte del valore monetario perduto, dovrebbero continuare il proprio recupero.


Quindi, per riassumere: in primo luogo la sovranità originaria sulla moneta è fondata nel libero mercato e appartiene allo stesso; a sua volta, l'ordine spontaneo del libero mercato costituisce l'estensione di un ordine legale particolare basato sulla proprietà privata. In secondo luogo, l'autorità sul denaro è intrinseca al diritto di proprietà di ciascun individuo. Terzo, le leggi che regolano il denaro dovrebbero essere le stesse che governano il diritto privato, esse non dovrebbero essere in alcun modo differenti dall'ordine legale generale che governa la proprietà e gli scambi. Quarto, le sanzioni costituite da profitti e perdite si applicano al denaro, proprio come si applicano a tutti gli altri campi dell'economia di libero mercato. Infine, esiste una continuità nel valore del denaro perché esiste la continuità della proprietà nel tempo.


I soldi sono un'estensione dell'ordine sociale del libero mercato, cioè delle libere decisioni individuali. Nella misura in cui lo Stato interferisce con il denaro, esso interferisce con il funzionamento dell'ordine spontaneo costituito dal mercato. Nel campo monetario ogni interferenza che vada oltre l'applicazione e il rispetto generale delle leggi che governano il diritto privato ha conseguenze ben più ampie di quelle causate dall'interferenza statale in altri settori dell'economia. Un errore di politica monetaria si estende e si ripercuote negativamente sulla società intera. Questo accade perché il denaro è il catalizzatore universale degli scambi volontari.


Gary North, 2009

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